Torna in presenza, dopo due anni di stop forzato, Vinitaly, a Veronafiere dal 10 al 13 aprile. Lo fa in grande spolvero con 4.400 aziende e, soprattutto, con un incoming record di 700 buyer internazionali, di cui 130 dal Nord America. Assenti russi e bielorussi. La partecipazione dei buyer italiani ed esteri, compresi quelli catene della distribuzione moderna, è la variabile decisiva delle manifestazioni fieristiche.
Priorità confermata da Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, nella presentazione di oggi a Roma: “Registriamo un’alleanza ancora più stringente con le aziende di Vinitaly, che già da quest’anno hanno aderito all’iniziativa di incoming di buyer tailor made, ossia selezionati direttamente dai produttori e invitati dalla fiera. Uno sforzo, anche in termini economici, che ci consente di centrare l’obiettivo e di ampliare ancora di più la platea professionale internazionale, che rappresenta uno dei punti di forza della manifestazione”.
Per il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, “potenziamento del business in fiera, selezione degli operatori e incremento della quota estera sono le direttrici di lavoro che impegneranno ulteriormente la fiera di Verona anche nel medio termine, ovviamente al netto di contesti emergenziali”.
Il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, ha sottolineato che “la filiera sta pagando l’aumento dei costi di produzione, mancano le materie prime come vetro e carta. Più questo periodo dura, più sarà critico da affrontare. Cerchiamo di sostenere tutte le filiere, ma, quando dovremo scegliere tra quelle a maggior valore, il vino sarà una di queste”.
In Italia il business del vino vale circa 11 miliardi, di cui 7,1 esportati nel corso del 2021. Della parte rimanente, oltre 3 miliardi sono acquistati nella distribuzione moderna, il resto nei canali tradizionali e nell’Horeca.